Immagina un luogo dove il tempo non corre, ma cammina piano.
Un luogo dove l’odore del pane appena sfornato si mescola ai ricordi.
Dove i sorrisi non sono di circostanza, ma profondamente umani.
Dove una persona con demenza non viene accolta perché malata,
ma perché viva. Ancora viva.
Questa è CasaPaese, nel piccolo borgo di Cicala, nel cuore della Calabria.
Un luogo nato non per “ospitare”, ma per accompagnare.
Nato non per custodire, ma per liberare.
Perché la demenza non cancella ciò che siamo: lo nasconde, lo confonde, lo scompone…
ma non lo distrugge.
E allora bisogna guardare oltre, con occhi che sanno riconoscere la persona oltre la diagnosi.
Qui si ricrea un borgo.
Con le sue botteghe, i numeri civici dipinti a mano,
le finestre aperte al sole e le strade dove si incrociano gli sguardi.
Un luogo che somiglia al mondo di ieri,
quel mondo che le persone con demenza ricordano, anche solo per frammenti.
Un mondo dove tornano a riconoscersi,
dove ogni oggetto ha una storia e ogni spazio ha un’anima.
E così, fare la spesa diventa un atto di cura.
Una piega dal parrucchiere è un rituale di bellezza e identità.
Un caffè al bar, una parola con un bambino per strada,
una passeggiata tra le voci del paese…
tutto contribuisce a normalizzare la vita.
A renderla piena, degna, vissuta.
Ogni progetto di vita è unico.
Ogni cammino è diverso.
E l’equipe della Ra.Gi. lo sa bene.
Per questo ogni giorno è costruito attorno ai bisogni autentici degli ospiti:
quelli che non si leggono in una cartella clinica,
ma si leggono negli occhi.
L’umanizzazione della cura non è un principio.
È un atto di amore quotidiano.
È la mano che non impone, ma accompagna.
È lo spazio che non contiene, ma accoglie.
Ogni persona che entra a CasaPaese porta con sé una storia,
e qui quella storia viene raccolta, rispettata, ascoltata.
Non importa quanto la memoria vacilli.
Quel che conta è che la persona non venga mai dimenticata.
Qui si danza anche senza musica,
si comunica anche senza parole.
Grazie alla Terapia Espressiva Corporea Integrata (TECI),
il corpo diventa linguaggio, il movimento diventa emozione.
E tra chi cura e chi è curato nasce un legame nuovo, fatto di empatia e presenza.
Ma forse, la cosa più bella che accade a CasaPaese è che nessuno si sente più solo.
Perché anche il paese intero ha imparato a guardare con altri occhi.
A camminare accanto.
A dire “ci sono” con naturalezza, senza timore.
Questa è la vera cura.
Quella che non si compra.
Quella che non si insegna nei manuali.
Quella che nasce dal rispetto profondo per la fragilità che ci unisce tutti.
CasaPaese è il luogo dove la demenza non è una fine,
ma l’inizio di una nuova forma di presenza.
Una nuova grammatica dell’amore.
E ogni giorno, in quelle stanze, per quelle strade,
si celebra una piccola, immensa verità:
la dignità non si perde mai.
Basta avere qualcuno che sappia vederla.
Questa è la vera cura.
Quella che non si compra.
Quella che non si insegna nei manuali.
Quella che nasce dal rispetto profondo per la fragilità che ci unisce tutti.
CasaPaese è il luogo dove la demenza non è una fine,
ma l’inizio di una nuova forma di presenza.
Una nuova grammatica dell’amore.
E ogni giorno, in quelle stanze, per quelle strade,
si celebra una piccola, immensa verità:
la dignità non si perde mai.
Basta avere qualcuno che sappia vederla.